
Nord
Down - Pinhole
Emily Loughty, dottoressa in fisica delle particelle, lavora presso il MAAC (Massive Anglo-American Collider) ed è direttrice del progetto Hercules, protocollo nel quale si prevede di far scontrare due fasci di protoni alla ricerca dei gravitoni.
Il giorno dell’avvio dell’acceleratore accade l’inimmaginabile: la dottoressa scompare misteriosamente. Al suo posto appare un uomo arrivato direttamente da un’altra dimensione, quella della dannazione eterna, quella dell’Oltre.
John Camp, responsabile della sicurezza del MAAC, non esita a offrirsi come inviato per andare in quel mondo oscuro e riportare a casa l’adorata fidanzata Emily.
Ma l’Inferno è vasto e il tempo stringe.
Recensione
Da un’interminabile lezione di fisica nella quale molte teorie (strangelet, materia oscura, fusione e fissione nucleare, supersimmetria, teoria delle stringhe, multiversi ed extradimensioni) sconfinano dal campo della scienza ed entrano violentemente in quello della fantascienza, Glenn Cooper ci conduce in un mondo ultraterreno denominato Oltre, alias Inferno.
L’atmosfera cupa, fosca e - ça va sans dire - costantemente avvolta dalle tenebre è la terra dove vivono i dannati. Sì, vivono, perché questi dannati, fatti di carne e sangue, sono alla continua ricerca di cibo, non disdegnano il cannibalismo, alloggiano in abitazioni dal fatiscente al lussuoso, si muovono a cavallo (Cavalli? All’inferno? Perché?), intraprendono scambi commerciali e relazioni sentimentali.
In questo caravanserraglio troviamo dannati senza gloria e senza infamia e qualche eccellenza: Enrico VIII, Caravaggio, Machiavelli, Stalin, Barbarossa, Himmler, Garibaldi, Cromwell, Robespierre, Borgia, ecc. Un frullato di libri di storia a tratti destabilizzante, per non dire sconcertante, e comunque indigesto.
L’autore deve aver letto la Commedia, quella Commedia alla quale Boccaccio ha attribuito l’aggettivo Divina, ma tra Dante e Glenn Cooper il salto è molto, molto lungo, direi impensabile e, aggiungo, improponibile
La storia impiantata su questo sottofondo è quella della fiaba nella sua più estrema classicità: principe (anticamente solo bello, erede al trono e integerrimo, oggi anche aitante) salva principessa (anticamente solo bella, eterea ed ereditiera, oggi anche in carriera) dall’antagonista (anticamente solo brutto, cattivo e spietato, oggi anche morto) per vivere per sempre insieme felici e contenti (anticamente e anche oggi).
A causa dei continui salti narrativi il libro risulta poco scorrevole e spesso confuso, mentre i personaggi hanno poco spessore psicologico e risultano stucchevoli nella loro perfezione.
Dopo la trilogia “La biblioteca dei morti” (attualmente in adattamento per una serie televisiva) mi aspetto molto da Cooper, forse qualcosa di…Oltre.
Somiglia a Black Hole di Angelo Paratico, Mursia 2008. Pure nei difetti…
Grazie per il tuo commento Giulio e grazie per il suggerimento. A giorni pubblicherò riassunti e recensioni del secondo e del terzo capitolo della trilogia.