
13 Lab Editore
Andrea si è allontanato dal suo luogo natio e risiede a Milano dove lavora come giornalista. A seguito di una telefonata apprende, con dolore, la morte di un vecchio amico facente parte del suo gruppo giovanile, la Fossa. Dopo aver ripercorso mentalmente gli eventi passati, Andrea farà ritorno a Formia e avvierà un’indagine personale che lo porterà a scoprire risvolti tragici e inaspettati. Ma quali drammi nasconde realmente l’immersione nel passato? Riuscirà Andrea a riemergerne o ne rimarrà invischiato?
Recensione
Tante, tantissime, le realtà presentate dall’autore, Daniele Amitrano, nel suo “Figli dello stesso fango”.
In primis la città costiera, Formia, che si rianima e riprende a pulsare nei periodi estivi, che vive i fasti agostani, come una cicala, e ritorna nel torpore con la chiusura dell’ultimo stabilimento balneare. E, in questa città del litorale laziale, troviamo il protagonista, Andrea, il fratello Maurizio, affetto da schizofrenia, e la famiglia, devastata dalla patologia che affligge il figlio. Il contorno che ruota attorno al protagonista è costituito dal gruppo policromo di conoscenti che si trova, più per necessità che per scelta, a condividere la vita nel momento di massima permeabilità e delicatezza: l’adolescenza. Quegli anni plasmabili in cui tutto sembra possibile, superabile, vincibile e che, spesso, lasciano un persistente retrogusto amaro quando si arriva a comprendere che il riscatto è, invece, lontano e, a volte, inarrivabile. Ragazzi, giovani, che svolgono lavori precari, stagionali e sottopagati, che idealizzano i brevi, intensi e fatui amori vacanzieri, che trascorrono le proprie giornate con un ritmo scandito dall’abitudine, dalla routine, dalla noia che livella e appiattisce ogni volontà e che spinge a trovare qualcosa che scuota il cliché. Dinamiche difficili quelle della droga e dei disturbi psicologici che l’autore inserisce e sulle quali ruotano il protagonista e gli altri personaggi in una concatenazione di detto e non detto, svelato e celato. Ma sarà tutto vero? Per ovvie motivazioni (spoiler), preferisco non andare oltre.
Un romanzo che ha un buon potenziale e buone intenzioni, nel quale però la prosa risulta scarna, didascalica, non sempre esaustiva e dettagliata nei percorsi individuali, rendendo i colpi di scena slegati e poco indagati.
Il protagonista è portato avanti senza approfondirne gli aspetti più viscerali, quelli che realmente lo turbano, lo spingono e lo muovono all’azione, sembra più trascinato a forza negli eventi che il loro fautore.
I personaggi secondari formano un sottobosco multiforme, con stereotipi mutuati dalla realtà, ma, anche in questo caso, si fatica a comprenderne i meccanismi personali.
La copertina è pulita, minimale, ma rispecchia appieno la dicotomia del protagonista.