
Editrice Nord
The three virgins
Maria, sedicenne di Manila (Filippine), Mary, sedicenne di Gort (Irlanda) e Maria, sedicenne di Lima (Perù) sono vergini e inspiegabilmente gravide. Papa Celestino VI chiama a sé Cal Donovan, amico e professore ad Harvard, affinché interroghi le tre giovani donne e indaghi sugli eventi. Riuscirà l’intraprendente professore ad affrontare le potenti forze oscure che vogliono minare le fondamenta della Chiesa di Roma?
Recensione
L’aura mistica che avvolge la religione, cattolica in questo caso, non cessa di esercitare la propria malia attirando a sé le menti eclettiche degli scrittori contemporanei che spesso, e con grande spensieratezza, mescolano sacro e profano. Non fa eccezione Glenn Cooper che con il suo ultimo fantasy-thriller, “I Figli di Dio”, tratta molte tematiche che mi limito a definire delicate.
Scavalcando a grandi balzi tutti i credo religiosi, l’autore porta i lettori ad assistere non a una ma a ben tre concepimenti virginali che molto poco hanno di miracoloso e molto hanno, invece, di laboratorio genetico. Questo incipit non è che il preludio di un crescendo in cui l’imputato numero uno è il Vaticano con il suo primario rappresentate, Papa Celestino VI, che attraverso un lento processo di modernizzazione desidera trasformare «la Chiesa in una organizzazione globale il cui scopo è risolvere problemi sociali» abbandonando il proprio secolare tracciato di guida morale e spirituale. Da questo punto in poi ogni situazione e ogni comportamento diventano leciti e proclamare un Nuovo Ordine, una Nuova Chiesa Cattolica ed eleggere un nuovo Papa ne sono le naturali conseguenze.
Come già detto per altri romanzi di Cooper, ammetto che l’idea è buona, peccato – non mortale – sfruttarne le potenzialità con i soliti giochi di potere, di grandezza e di onnipotenza. I facoltosi petrolieri, acquisitori, industriali e banchieri sembrano più alle prese con un nuovo e immacolato giocattolo piuttosto che con un ordine religioso che ha segnato, dominato e, spesso, modificato le epoche.
Una lettura discretamente piacevole ma lontana, molto lontana, per contenuti, sviluppi e personaggi, dall’impareggiabile “La Biblioteca dei Morti”.
Un lessico colloquiale e informale regge uno stile semplice e intuitivo, ma a tratti troppo precipitoso.
Piacevoli le ambientazione che variano a seconda del contesto narrativo.
Intraprendente il protagonista che non risparmia mai se stesso e si catapulta là dove la sua presenza è richiesta o necessaria.
Abbastanza delineati i tantissimi personaggi secondari anche se, a mio parere, solo la genetista Jessica Nelson spicca realmente il volo sia per carattere sia per capacità individuali.
Bellissima la copertina che raffigura un particolare de “L’Annunciazione” di Antonello da Messina (Galleria Regionale della Sicilia, Palermo).