Thriller e gialli

Il quinto Vangelo

Il Quinto Vangelo Book Cover Il Quinto Vangelo
Ian Caldwell
Newton Compton
The Fifth Gospel

I fratelli Alex e Simon sono cresciuti in Vaticano, entrambi hanno scelto di vestire l’abito talare anche se con credo differenti: greco-ortodosso per l’uno, cattolico-romano per l’altro.
Mentre il papato di Giovanni Paolo II volge al termine, l’omicidio del curatore di un’imminente mostra vaticana sembra trovare il suo esecutore in Simon, ma Alex, non potendo credere agli indizi che convergono sull’adorato fratello maggiore, avvia un’indagine personale per scoprire sia il reale omicida, sia le motivazioni alla base di un gesto così estremo e definitivo.
Muovendosi tra le strette vie e i palazzi preclusi alla folla, il protagonista accantonerà le angosce personali e familiari per dedicarsi alla ricerca della verità.

2

Recensione

Tra le antiche ombre di san Pietro serpeggiano costantemente oscuri e misteriosi segreti nei quali molti autori, soprattutto stranieri, sembrano rimanere invischiati. Non sfugge a questa regola Ian Caldwell che impianta il suo thriller nel più piccolo stato sovrano del mondo, giostrando però l’azione sulle divergenze esistenti tra la chiesa cattolico-romana e quella greco-ortodossa. Se, da un lato, l’alternanza e la contrapposizione delle due realtà permettono di conoscere le motivazioni alla base dei due rami della chiesa cattolica, dall’altro, le continue digressioni di carattere storico-religioso trasformano il libro da piacevole a esageratamente nozionistico e ne causano la difficoltà di scorrimento. Le descrizioni e gli approfondimenti troppo prolissi impediscono di seguire con attenzione la narrazione principale e inducono a pensare che il libro sia stato allungato e stiracchiato sino a raggiungere un determinato numero di pagine. Personalmente ho sperato, e atteso, che la moltitudine di vicende secondarie trovasse una spiegazione se non una conclusione, ma le mie speranze sono state disattese. Il personaggio del protagonista è molto ben approfondito sotto tutti gli aspetti, ma alcuni personaggi corollari sono davvero poco credibili nelle loro peculiarità anacronistiche, mentre altri risultano vacui al limite dell’inconsistenza. Il linguaggio adottato è variegato ed alterna tratti fluenti e dialogativi a tratti pedagogici e divulgativi. Per ambientazioni ed impianti scenici si ha costantemente una sottile sensazione di dèjà-vu che richiama alla memoria autori di grosso calibro, Umberto Eco in primis.

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