
Mondadori
Still me
Louisa Clark vola a New York e inizia a lavorare come assistente per la moglie di un uomo facoltoso. Il mondo che frequenta è lontano miglia e miglia rispetto a quello al quale era abituata, ma la grande città offre molte prospettive a una giovane donna intraprendente come lei. Con una relazione messa a dura prova dall’oceano che la separa dall’amato Sam, Lou incontrerà un altro uomo, Josh, impressionantemente somigliante a Will, che farà vacillare ogni sua convinzione. Cosa farà Louisa? Sceglierà di rimanere legata al solido paramedico o sceglierà Josh?
Recensione
Ahi ahi ahi, Louisa!
La dolce, tenera, ingenua, ironica e appassionata Louisa è scivolata da un romanzo importante, denso di profondità e di significati e intriso da una venatura di sottile ironia, che l’ha fatta amare, indistintamente, da milioni di lettori in ogni angolo di mondo, a un secondo capitolo in sottotono, scritto per volontà e insistenza del pubblico, nel quale assumeva il ruolo un po’ piatto di fidanzatina del suo salvatore, ruolo tanto blando ed evanescente che ha permesso a un personaggio secondario di rubarle, a mani basse, la scena, per poi approdare a… questo?
Sbarcata nel cuore pulsante di New York, la stupefacente città che non dorme mai, Louisa diviene assistente della scostante, ricca, bellissima e giovanissima seconda moglie dell’attempato multimiliardario acciaccato Mr. Leonard Gopnik. Il suo lavoro consiste nel “tenere l’agenda” della splendida donna accompagnandola durante gli snervanti impegni mondani e gli opprimenti appuntamenti quotidiani. Ma, liquidata frettolosamente senza alcun convenevole e lasciata senza lavoro e senza un tetto, la nostra protagonista troverà riparo dalla dirimpettaia, tanto scontrosa, acida e arcigna quanto il suo mordace Carlino, chiamato Dean Martin. Ed è, a mio giudizio, proprio questa attempata signora l’unico personaggio che emerge prepotentemente e per il quale vale la pena leggere le 440 pagine di questo terzo - e, spero, ultimo - capitolo. Mrs De Witt, Margot, ci fa sognare con i suoi ricordi, i suoi abiti senza tempo, la sua vita ricca di scelte dolorose, risvolti inaspettati, toni accesi. E sarà proprio lei, come aveva fatto in passato Will Traynor, a indirizzare Louisa verso nuove opzioni e prospettive più ampie, ovviamente ricordandole di indossare le sue calze a righe! Tutto questo accade durante un estenuante, e poco credibile, tira-e-molla tra lei e il fidanzato Sam, paramedico inglese, che è rimasto in patria. E, proprio durante un intermezzo tra i due, Louisa incontrerà Josh, il clone di Will, dal quale, ça va sans dire, non potrà che essere attratta. E questo incontro è un evento rarissimo, a quanto dicono gli studi più recenti, secondo i quali ognuno di noi ha sette sosia nel mondo, ma trovarne uno, per caso, tra gli oltre sette miliardi di persone che popolano questo pianeta…
Un romanzo che si legge rapidamente, senza alcun pensiero e senza aspettarsi qualche retroscena che induca riflessioni profonde, ma, anzi, sperando che certe situazioni noiose si chiudano nell’arco della stessa pagina.
Nulla da dire sulla prosa e sullo stile dell’autrice, Jojo Moyes, che gioca con le parole, le metafore e la sintassi come un più che abile giocoliere.
Le ambientazioni sono quelle più consuete e più standardizzate della Grande Mela, che, se non abbiamo visitato di persona, abbiamo per certo intravisto in qualche film, documentario o serie televisiva.
La simpatica copertina, con lo skyline newyorchese stilizzato, la sagoma nera della giovane donna e l’ape svolazzante, segue il filone già tracciato dalle precedenti due e risulta piacevole.
Il finale è, ancora una volta, aperto. Nella recensione del secondo libro, “Dopo di te”, avevo ipotizzato un seguito che, infatti, è arrivato. Vedremo cosa succederà…